L’obiettivo principale nell’impiego di un laser CO2 è quello di ottenere un’ablazione con un danno termico minimo. Le possibili applicazioni dei laser chirurgici vanno dai trattamenti di resurfacing (ringiovanimento) alla vaporizzazione di numerose lesioni dermatologiche benigne (nevi dermici, cheratosi etc.). Una recente ed interessante applicazione di questi laser è la fototermolisi frazionale. Questa tecnica determina una serie di danni termici microscopici a diverse profondità, minimamente ablativi (resurfacing microablativo). La scansione frazionale crea punti di penetrazione nel tessuto, separati da tratti di cute integra. Il laser produce, quindi, dei microscopici forellini nello spessore della pelle (diametro di circa 150 micron – cioè 150 milionesimi di metro) agendo con alta precisione al livello di profondità desiderato e minimizzando il danno termico sui tessuti. Le aree di tessuto sano che inframmezzano quelle trattate consentono una più rapida riparazione dei tessuti con conseguente drastica riduzione dei tempi di guarigione e di persistenza dell’eritema post-trattamento. Nelle aree colpite dal laser si formano delle colonne termiche che diffondono calore alle zone circostanti provocando shrinkage immediato e denaturazione del collagene con successiva neocollagenogenesi.
Il trattamento può essere applicato a tutto il volto o ad aree specifiche (trattamento del “codice a barre” del labbro superiore, oppure delle “zampe di gallina”) e può essere combinato con altri interventi quali: lifting cervico-facciale, medio-facciale, blefaroplastica.
L’azione selettiva di vaporizzazione del laser CO2 frazionato consente di eliminare o correggere gli inestetismi superficiali della cute del volto quali:
- rughe sottili (non corregge i solchi profondi);
- cicatrici da acne o di altra natura;
- cheratosi;
- macchie solari;
- pigmentazioni senili;
- pori dilatati.